Historie(s) du cinéma, Jean-Luc Godard

 

 

[…]

abbiamo dimenticato

perché Joan Fontaine

si sporga

sul ciglio della scogliera

( Il sopetto, 1941 )

e cosa

Joel McCrea

se n’andasse a fare

in Olanda

( Il prigioniero di Amsterdam, 1940 )

abbiamo dimenticato

su cosa

Montgomery Clift mantenga

eterno silenzio

( Io confesso, 1953 )

e perché Janet Leight

si fermi al Motel Bates

( Psycho, 1960 )

e perché Teresa Wright

sia ancora innamorata

di zio Charlie

( L’ombra del dubbio, 1943 )

abbiamo dimenticato

di cosa Henry Fonda

non sia

del tutto colpevole

( Il ladro, 1956 )

e perché esattamente

il governo americano

ingaggi Ingrid Bergman

( Notorious, 1946 )

ma ci ricordiamo

di una borsetta

( Marnie, 1964 )

ci ricordiamo di un camion

nel deserto

( Intrigo internazionale, 1959 )

ma, ci ricordiamo

di un bicchiere di latte

( Il sospetto, 1941 )

delle pale di un mulino

( Il prigioniero di Amsterdam, 1940 )

di una spazzola per capelli

( Vertigo, 1958 )

ma

ci ricordiamo

di una fila di bottiglie

( Notorious, 1946 )

di un paio di occhiali

( Delitto per delitto o L’altro uomo, 1951 )

di uno spartito

( L’uomo che sapeva troppo, 1956 )

di un mazzo di chiavi

( Delitto perfetto, 1954 )

 

perché con questi

e attraverso questi

Alfred Hitchcock riuscì

la dove fallirono

Alessandro, Giulio Cesare

Napoleone

avere il controllo dell’universo

 

forse

diecimila persone

non hanno dimenticato

la mela di Cézanne

ma sono un miliardo

gli spettatori

che ricorderanno

l’accendino

dello sconosciuto del Nord Express
( Delitto per delitto o L’altro uomo, 1951 )

 

e se Alfred Hitchcock

è stato il solo

poeta maledetto

a avere successo

è perché è stato

il più grande

creatore di forme

del ventesimo secolo

e perché sono le forme

che ci dicono

alla fine

ciò che c’è al fondo delle cose

ora, che altro è l’arte

se non ciò per cui

le forme diventano stile

e che altro è lo stile

se non l’uomo

 

è allora una bionda

senza reggiseno

pedinata da un detective

che ha paura del vuoto

( Vertigo, 1958 )

a portarci

la prova

che tutto questo

non è che cinema

in altre parole

l’infanzia dell’arte.

[…]

 

Traduzione da, Jean-Luc Godard, Historie(s) du cinéma, Gallimard, Paris, vol. IV (pp. 78-92), 1998

~ di Laura Reale su 23 giugno 2008.

2 Risposte to “Historie(s) du cinéma, Jean-Luc Godard”

  1. Ciao, vorrei citare nella mia tesi su Hitchcock, questo passaggio di Godard, posso chiederti di chi è la traduzione? Grazie!

  2. Ho trovato valido questo sito da cui ho tratto dedica e scansioni del libro:
    http://www.hitchcockmania.it/filmografia/studireviews.htm
    Da quello che ricordo della lezione di storia del cinema, questa l’ha scritta Godard in persona per il suo lavoro sul cinema utilizzando le tecniche cinematografiche il tutto riportato su un libro che accompagna i cd sull’analisi delle storia del cinema.
    Buon lavoro

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