Il prigioniero di Amsterdam (1940)

Siamo alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale, e nella redazione di un giornale americano arrivano notizie frammentarie ed ambigue. Nessuno dei reporter inviati in Europa, infatti, riesce a raccogliere notizie sicure sullo scoppio imminente del conflitto, al di fuori dei soliti “si dice” e “si presume”. Questo fa andare su tutte le furie il direttore del giornale, che incarica un giovane giornalista dall’aria dinamica e spregiudicata di andare in Europa e raccogliere notizie certe: è Johnny Jones (Joel McCrea).

In particolare, il giovane è inviato ad Amsterdam, dove si sta per tenere un’importante conferenza. Il suo compito è di intervistare un diplomatico, Van Meer (Albert Bassermann) ritenuto uno dei massimi esperti di politica internazionale, sicuramente l’unico che può fornire notizie certe, in quanto custode di un importante segreto politico. La conferenza internazionale è organizzata dal leader del movimento pacifista, Fisher (Harry Davenport), che più tardi scopriremo essere in realtà un cospiratore. Ma, poco dopo l’inizio dei lavori, Van Meer viene assassinato da un finto giornalista. In realtà ad essere ucciso è un sosia, ed il vero Van Meer viene rapito e nascosto in un mulino a vento.

Intanto Johnny si innamora, ricambiato, della giovane figlia di Fisher, Carol (Laraine Day), che è all’oscuro dell’attività sovversiva del padre. Ma il giornalista è intenzionato ad andare a fondo, e scopre il luogo dove il diplomatico è rinchiuso, non senza correre più volte il rischio di lasciarci la pelle.

Oggetto: pale di un mulino


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